Epitome di storia politica del Regno delle Due Sicilie

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Autore: Ulderico Nisticò - 2017 - ISBN 978-88-8238-019-9 - Città del Sole

 Dall’avvento del re Carlo, nel 1734, la dinastia dei Borbone aveva lentamente risollevato le sorti del Meridione e della Sicilia, con notevoli momenti di progresso anche economico, e senza che le classi lavoratrici patissero le piaghe sociali dell’industrializzazione capitalistica europea. I giacobini e le guerre napoleoniche suscitarono contrastanti passioni nel 1799 e nel 1806-12; impressero accelerazione all’ammodernamento, con effetti positivi nelle strutture militari e civili, ma con l’instaurarsi del latifondo borghese poi spacciato per feudale. L’8 dicembre 1816, duecento anni fa ma nessuno ne ha preso atto, gli Stati di Sicilia e Napoli, separati dal 1282, vennero a costituire il Regno delle Due Sicilie; il 13 febbraio 1861 si arrendeva, sebbene solo ai fini militari, Gaeta. Nei nove lustri di vita, il Reame attraversò frequenti crisi politiche, tra rivolte siciliane e tentativi liberali, mentre l’antica fedeltà al Regno, e perciò al re, della gran parte della popolazione, e non solo dei ceti umili, non trovava, e non le si forniva, una veste politica adatta ai tempi. Dopo vent’anni di buon governo di Ferdinando II, dal 1850 ogni vivacità politica e culturale interna venne meno sia tra i borboniani sia tra gli stessi liberali, e il Regno si estraniò ai miti del secolo e ai grandi eventi europei e italiani. I fatti del 1859-61 precipitarono addosso al Meridione ignaro, e l’unificazione fu annessione né contrastata dai Borbone né contrattata dai loro nemici. Recenti leggende giornalistiche diffuse tra poco informati e improvvisamente entusiasti lettori, impongono di narrare, nel secondo centenario trascorso in silenzio, quelle vicende, ma “senza avversione e senza simpatia, poiché le cause di tali sentimenti sono ormai lontane”; e tale è lo scopo di questa che vuol essere solo un’epitome, e dare al lettore e notizie generalmente ignote, e il senso dei fatti.

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