Corrado Alvaro

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Autore: Mercogliano Gennaro - 2013 - ISBN 9788895834795 - Ferrari

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Corrado Alvaro è inesauribile, le sue pagine sono dense, piene, ricche di mondi, di stimoli, di sfumature, di suggestioni, di atmosfere che si scambiano il fiato di continuo e mettono il lettore in una condizione di affettuoso straniamento. Qualcuno è arrivato a dire perfino che ogni pagina di Alvaro è un romanzo tanto è fitta la dovizia di sentimenti, di idee e di risvolti ideali e umani di cui si parla. Ma è inesauribile soprattutto per chi ha avuto ed ha, come Gennaro Mercogliano, la pazienza e l’amore di analizzarlo nella sua complessità che ha rivelato lati straordinari di un percorso letterario a dir poco raro e complesso nel panorama italiano della prima metà del Novecento. Gennaro Mercogliano, che da oltre trenta anni visita e rivisita Alvaro, questa volta ha voluto offrire lo scrittore in una dimensione che va addirittura oltre l’assunto puramente critico, facendolo diventare una sorta di alter ego che gli ha permesso di discutere liberamente di tutti i particolari legati all’esistenza dello scrittore di San Luca a partire dall’infanzia. Infatti torna il ricordo del padre che voleva il figlio scrittore, torna il sogno della letteratura come rigenerazione e riscatto sociale, come mito che racchiude ideali e speranze per portare il tutto verso la crescita del popolo calabrese e non solo. Il viaggio compiuto da Gennaro Mercogliano appassiona e trascina soprattutto perché non si limita a ripercorrere l’attività di Alvaro dentro la scientificità rigorosa delle analisi (“Il discorso che mi premeva fare è stato svolto di capitolo in capitolo, articolandosi nei riferimenti critici e testuali che mi sono sembrati idonei a chiarire il nucleo tematico-espressivo più rilevante e, direi, riassuntivo della vasta produzione alvariana, centrata sulla poetica della memoria e sull’impegno civile”), ma vi aggiunge le personali considerazioni su incontri che illuminano di una luce diversa, proprio di quella luce di cui parla Cristina Campo, uomini, cose, paesaggio e storie. Ciò, ovviamente, non ha fatto mai dimenticare a Mercogliano il suo assunto, quello di far risaltare a tutto tondo il ritratto di uno scrittore che si relaziona al suo tempo, oltre che al passato, per cogliere non soltanto intuitivamente il senso segreto del vivere proiettato verso l’avvenire. Da qui nasce spontanea la ricerca sulle relazioni ideali e umane avute da Alvaro, da qui le bellissime e intense pagine su una Berlino che vede protagonisti” diversissimi tra loro Alvaro e Canetti, Bertold Brecht e Karl Kraus, da qui le correlazioni tra Gozzano e Alvaro, e le affinità con Tasso, con Leopardi e con Verga, D’Annunzio e Pirandello. Senza farne esplicita dichiarazione Mercogliano ha setacciato non solo tutta la produzione di Alvaro, ma anche i testi critici a lui dedicati. Infatti incontriamo in maniera sparsa citazioni pertinenti a volte condivise e altre volte no, prese da Walter Mauro, da Pasquale Tuscano, da Aldo Maria Morace, da Pietro Pancrazi, da Maria Luisa Astaldi, da Emilio Cecchi, da Luigi Reina, da Geno Pampaloni, da Cassata, Alessandrini, Balduino, Fortini, Contini, a dimostrazione di un lungo paziente lavoro di scavo che ha permesso di realizzare queste pagine illuminanti e direi “necessarie” per entrare, in maniera diretta e senza pregiudizi, in quel vasto mondo di Alvaro le cui sorprese non sono ancora finite. Il merito di Gennaro Mercogliano comunque consiste anche nell’aver saputo affrontare un autore che si apre a ventaglio su tematiche scottanti e sempre attuali mettendo sul tappeto, e servendosi dell’arte e non dell’oratoria o della politica, problemi ingarbugliati e mai risolti che la società italiana ed europea si trascinano da decenni, forse da più d’un secolo. Per esempio, il problema della identità, quello delle radici, del rapporto campagna-città, della diversità del Mezzogiorno rispetto a un Nord d’Italia composito e contraddittorio. Alvaro aveva la consapevolezza che la letteratura può accendere i fuochi e dare una mano a soluzioni che altrimenti diventano orribili deviazioni. Lo ha fatto con una immersione totale che a volte gli ha fatto prendere strade utopistiche (Mercogliano ricorda gli studi di Alvaro su Gioacchino da Fiore e su Tommaso Campanella) e sempre rigorosamente etiche e forse questo sogno dell’impossibile e questo rigore ancora oggi non permettono di entrare agevolmente nei libri di Alvaro: troppi echi e toppe risonanze si agitano, al punto da far dire a Gianfranco Contini che l’autore di Mastrangelina è un “evocatore lirico d’ atmosfere”. Mercogliano però contesta questo giudizio appellandosi alla sostanza realistica della scrittura di Alvaro, e infatti conclude che siamo di fronte a uno scrittore moderno, vivo, palpitante: “La modernità di Alvaro… di quella modernità propria dei classici, di cui oggi si torna a discutere con rinnovato interesse a specchio delle crisi che si susseguono” bisogna però saperla cogliere con attenzione perché quasi sempre è nascosta, occultata in grumi di profondi sentimenti: “Scrivere per me”, dice Alvaro, “ nasce da una emozione che voglio comunicare, da un nucleo emotivo che si trova nell’animo e da cui provengono le azioni… Il quadro emotivo è l’etica dell’uomo, il suo carattere… Se ubbidisce veramente a motivi profondi e originali egli rispecchia il suo tempo”.

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